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VOLPINO ITALIANO

Storia

E' uno dei discendenti degli Spitz europei che esistevano già, nella regione centrale del nostro continente, fin dall’età del bronzo, e i cui scheletri fossili sono ritornati alla luce presso i pali di fondamento delle palafitte (dei villaggi lacustri - dei villaggi lacustri) Così il Volpino risale agli stessi antenati degli Spitz tedeschi, del quale non è un discendente, ma un collaterale (parente). È stato allevato in Italia da tempo immemorabile, e molto amato sia nei palazzi dei signori che nelle casupole dei quartieri popolari, (della gente comune) dove era specialmente apprezzato per il suo istinto di guardia e di vigilanza. È stato il cane di Michelangelo e, nel XVIII° secolo, il compagno infaticabile dei carrettieri della Toscana e del Lazio, sempre pronto a segnalare rumorosamente qualsiasi persona estranea incontrata lungo la strada.

La testimonianza più antica del Volpino Italiano autoctono risale addirittura al 1502 ed è rappresentata dal dipinto ad olio su tela “La visione di Sant’Agostino”, conservato alla Scuola di San Giorgio a Venezia, opera di Vittore Carpaccio, che ritrae un esemplare in cui si riesce a notare quattro peculiarità secondo lo standard attuale, cioè: testa corta, occhi rotondeggianti, orecchie lunghe, taglia piccola. Lo stesso tipo si ritrova nelle immagini fotografiche dei superbi campioni di colore bianco degli anni ’30 e ’40, ricostituito fedelmente a partire dagli anni ’70, dopo che negli anni ’60 la razza cadde in oblio, rischiando l’estinzione. Il cane di piccola taglia è stato preservato fin dal primo standard dell’ENCI del 1913, che richiedeva l’altezza al garrese ideale 30 cm al massimo. Le successive edizioni dello standard, oltre a distinguere le femmine un po’ più piccole (28 cm al massimo), hanno concesso 3 cm in più ad entrambi i sessi, ma solo come tolleranza.

Aspetto Generale

Spitz di piccola taglia, molto compatto, armonioso, ricoperto di pelo ritto e lungo.

L’aspetto generale ben raccolto ed armonico è dato dalla costruzione inserita nel quadrato e dall’altezza al gomito leggermente superiore alla metà dell’altezza al garrese, che lo fanno un cane agile.

Il mantello a pelo lungo non deve essere “sparato” in quanto leggero, come nella razza affine dello Spitz Tedesco, ma sollevato, come recita lo standard.

Il pelo lungo, vitreo e spesso, per presentarsi sollevato deve necessariamente essere sostenuto da un folto sottopelo. L’altrettanto antica varietà di colore rosso, rimasta a rischio d’estinzione molto più a lungo, ma recuperata all’inizio del Terzo Millennio, deve ovviamente rispondere allo stesso standard della varietà bianca.

Codice FCI 195
Gruppo 5 - CANI TIPO SPITZ E TIPO PRIMITIVO
Sezione 4 - SPITZ EUROPEI
Varietà
A - BIANCO
B - ROSSO
C - NERO
D - ALTRI COLORI

Riproduzione Selezionata

Statistiche iscrizioni ultimi 10 anni

I dati riportati nel grafico possono subire piccole variazioni dovute alla chiusura di pratiche in corso di lavorazione.

Introduzione alla razza

Da Le razze Italiane Editore ENCI 2001

Dio strabenedica il Volpino. Per bellezza, carattere e temperamento. Antichissimo, leggiadro e vaporoso come un piumino portato dal vento, è volitivo, caparbio e d’indole audace. Ben lontano da quella bugiarda oleografia di maniera che lascia sospettare sia una stupenda scultura viva. Strepita se sente un rumore pur minimo e che gli par sospetto, non esita a scagliarsi contro chi ritiene insidi persone o casa, non guarda alle dimensioni dell’avversario proprio come un gladiatore senza paura. Le sue origini sono antichissime tanto da meritargli il blasone della storia.

Appartiene al ceppo “volpinoide” e se ne son trovati resti persino nei villaggi di palafitte. Nei secoli fu compagno di Celti, Romani, Germani e persino Vichinghi, cioè di tutti quei popoli che imposero con la spada la loro civiltà. Parente del Piccolo Spitz di Pomerania, a lungo fu preferito dai Toscani, tanto da esser chiamato persino “Volpino di Firenze”, e come tale era immancabile nelle ville patrizie sulle colline del Chianti o della Val d’Arno. E c’è da immaginarlo - i pittori, che altro non erano se non i fotografi del tempo lo han ritratto così - proprio a casa sua, bianco e aristocratico anche lui come i muri dei casali carichi di storia e di suggestioni. Ma in quella Maremma toscana, allora terra di malaria e del bandito Domenico Tiburzi, dove i miti resistono poco, e inzaccherati dall’arguzia cadono nella polvere, era chiamato, già sul finire dell’Ottocento, il cane dei carrettieri. E di volpini, sulle carrozze e sui barrocci, se ne vedevan tanti e sempre in bilico sul carico a guardarsi attorno per spiare l’arrivo dei malfattori o svegliare il conducente che si era addormentato per il rullio delle ruote sulla massicciata. Loro no, non s’addormentavano mai ed eran temuti dai masnadieri più dei mastini. Poi, come accade spesso nelle razze canine, il gusto mutò, le preferenze presero altre direzioni e il volpino cominciò a scendere dall’albero della vita. Ogni anno sempre meno fino a rischiare l’estinzione.

Si salvò per l’intervento di alcuni geniali allevatori ed anche perché c’è un’armonia che governa tutte le cose e senza di lui il mondo sarebbe più povero, più triste, infinitamente più silenzioso. Perché quando abbaia con una voce da soprano e ti urla tutta la sua rabbia verso uno sconosciuto o un’insidia non puoi non accorrere. “È allegro, affettuosissimo, incredibilmente intelligente” scrisse Piero Renai della Rena, uno dei più qualificati esperti europei “con un forte senso della proprietà”. Carattere Se pensate che entri in “casa vostra” o salga sulla “vostra auto” o rimanga nella “vostra stanza” vi sbagliate. Sarete nel giusto solo a se a “vostro” sostituirete “suo”: quindi “sua auto”, “sua stanza”, “sua casa”. Perché lui non è ospite e neppure comprimario, ma padrone. Nel senso migliore del termine. La vita con lui non è facile: diventa piacevolissima. Sempreché gli si riconosca la casa come regno, i giocattoli come suo patrimonio. Giorno dopo giorno, se lo si acquista cucciolo, svelerà tutte le sue doti, e sono moltissime. Ma tutto progressivamente. Con intelligenza si sarebbe indotti a dire se l’espressione, seriosa, non suonasse disdicevole perché rivolta ad un piccolo, soffice fiocco. Impara prestissimo i comandi, vi leggerà negli occhi con quel suo modo curioso di guardarvi, un po' di traverso come se attendesse di strologare anche il pensiero successivo a quello che in quell’attimo vi sta attraversando la mente. Perché il volpino, cane che viene dalla storia, è fatto proprio così. Il suo standard venne preparato nel 1913, aggiornato nel 1955 e infine nel 1989. 

ORIGINI Le origini, antichissime, sono le stesse degli Spitz tedeschi. Per secoli il Volpino è stato molto diffuso in Italia, specie in Toscana (dove veniva chiamato Volpino di Firenze), sia presso le famiglie patrizie sia presso quelle più umili. Ultimamente gli Spitz tedeschi hanno “usurpato” il suo posto, tanto che la razza ha rischiato di perdersi ed è stata recuperata solo grazie alla passione di pochi allevatori. Oggi il Volpi no italiano non corre più rischi di estinzione, ma è ben lontano dall’avere la diffusione che meriterebbe.

ASPETTO E CARATTERISTICHE

È un piccolo cane mesomorfo, il cui tronco sta nel quadrato. Il cranio ha forma ovoidale, lo stop è piuttosto accentuato, la canna nasale diritta. Gli occhi sono di grandezza normale, ro tondi, di color ocra carico. Le orecchie hanno forma triangolare: sono piuttosto corte, portate erette, inserite molto alte e vicine tra loro. Il tronco è lungo quanto l’altezza al garrese. Gli arti so no bene in appiombo, di piccola ossa tura. La coda è inserita sulla linea della groppa, portata costante mente arrotolata sul dorso. Pelo: folto, lunghissimo, diritto, avvolge tanto il collo quanto tutto il tronco, dando l’impressione di un “manicotto” peloso; è più corto sull’avambraccio e sui piedi. Colore: bianco unicolore o rosso unicolore. Ammesso, ma non desiderato, il color champagne. Taglia: maschi 2730 cm; femmine 2528 cm.

ATTITUDINI

È allegrissimo e assai vivace, sempre all’erta. Molto affettuoso con le perso ne di famiglia e con i bambini, è un cane da compagnia ma anche un ottimo guardiano “avvisatore”: vigilissimo, abbaia furiosamente al minimo rumore sospetto. Proprio questa caratteristica ne ha limitato la diffusione, perché il suo abbaio quasi continuo è piuttosto irritante e non ne fa certo un cane adatto a chi ama la tranquillità. In compenso è molto simpatico e possiede un notevole senso dell’umorismo: gli piace giocare e “scherzare”.

SALUTE

È un piccolo cane robusto, spesso molto longevo. DOVE TENERLO Sia in casa sia in giardino, perché non teme neppure le intemperie.

NOTE

È una razza italiana che meriterebbe una maggior diffusione nel nostro paese. Il fatto che abbai molto può infastidire alcuni, ma può essere un grande pregio, per esempio, per chi vive isolato e ha bisogno di sapere chi si avvicina a casa sua. Il Volpino inoltre può essere un compagno ideale per i bambini (con cui gioca senza stancarsi mai) e per le persone anziane, perché la sua vitalità rappresenta un ottimo “antidepressivo” naturale.

Commenti ufficiali

Commenti rilasciati dalle società specializzate o dai Kennel Club internazionali.

Commento allo standard della razza Volpino Italiano

Agg. 30 aprile 2018